Descrizione
In Pontormo e Rosso Fiorentino, un testo sui due più celebri manieristi toscani, così chiamati (“manieristi”!) perché dipingevano “alla maniera di Michelangelo, Leonardo, Raffaello”, l’autore deplora la (cattiva) abitudine di non denudare l’artista, cioè di non rivelare le sue più torbide inclinazioni, e quei fatti che potrebbero far leggere (e comprendere) meglio le sue opere. Così come di dimenticare, per il solito fariseismo (cattolico?), i fatti (proibiti) riguardanti i comprimari, gentiluomini, nobildonne, figli e nipoti di Papa, figlie illegittime dell’Imperatore, compresa la nipote (ahi-lei impestata) di Lorenzo il Magnifico, madri non sempre esemplari di despoti, che sono stati ritratti dai due pittori.
L’autore riesce nel miracolo di rendere avvincente e divertente la vita e le opere dei due manieristi trattati, degli altri pittori che conobbero, o dai quali furono conosciuti, degli anzidetti comprimari, con una scrittura che è insieme critica d’arte e un contino… esercizio di battute, arguzie e altre comicità. Un libro semplicemente ineguagliabile e ben scritto.
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