Descrizione
Una ristampa anastatica del 1971 che ci riporta a un tempo lontano immortalato dal cinema di Federico Fellini, dalle fotografie di Barillari e anche dalle ricette di Giggi Fazi, lo chef della Dolce Vita.
… la lettura di questo libro non richiede alcuna pazienza, è anzi un divertimento. Per descrivere la sua cantina e la sua cucina, questo Artusi trasteverino e moderno ricorre al piacevole mezzo di cui si servì l’Aretino: il dialogo. Imparerete a cucinare li rigatoni co’ la pajata, la coda cor sellero, le ciriole in ummido e le cucuzzette ar pommidoro ascoltando i colloqui di Vera e Prudenza, di Betta e Gaudenzio, di Pia e Angelina. Donne romane, e uomini romani de Roma, che parlano il loro dialetto, e intramezzano le ricette che si scambiano tra loro con osservazioni e commenti scoppiettanti di sana arguzia popolana.
È bene che il libro sia in romanesco, perché in Italia le tradizioni gastronomiche sono regionali e si devono difendere anche col linguaggio, per salvarle dal pericolo che cadano nel generico, nel press’a poco.
*dalla prefazione alla prima edizione
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ARTICOLI, RECENSIONI E…
Recensione
(Valerio Calzolaio, Mangialibri, ottobre 2018)
La Carbonara. Una, nessuna e centomila
(Mr. Food, n. 35 del 2018)
Recensione
(Mr. Food, n. 34 del 2018)
Roma: Gran Rabbinato d’Israele: il carciofo alla giudia non è un cibo kasher
(Annalisa Alphandery, Rete Due Radio Svizzera, 3 maggio 2018)
La polpetta perduta su TG2 Eat Parade di venerdì 13 aprile 2018
DISCUSSIONI E PRESENTAZIONI
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